Campionati Italiani Paralimpici: la Mia Storia di Resilienza e Speranza | TERZA PARTE – di Roberto Russo
Credevo di aver accettato la malattia, ma era davvero così?
Così terminava la seconda puntata della mia storia.
Oggi alla vigilia della mia 1° partecipazione ai “Campionati Italiani Paralimpici Assoluti” sulla distanza dei 400 e 800 m piani, che si svolgeranno sabato 29 e domenica 30 giugno a Brescia, allo stadio Sanpolino, rieccomi da voi per continuare il mio racconto e vi aspetto a fare il tifo.
Qui trovate il programma completo della manifestazione.
La casa di Tremolo (Verbania)
Qualche giorno dopo l’uscita dall’Ospedale di Trescore, Stefano Ghidotti mi propone di andare qualche giorno a dare una mano a Renato Bavagnoli e Giulio Maldacea, alla “Casa di Tremolo”, per ultimare i lavori per la festa “We Party”.
Un weekend di festa e movimento che si sarebbe tenuta nei giorni 7 e 8 Settembre, previste per quei giorni una sessantina di persone provenienti da tutta Italia.
Presso la “Casa di Tremolo”, da un idea di Renato e Giulio, nasceva in quei giorni la scuola di educazione al movimento, un posto bellissimo e tranquillo, tra le montagne di Verbania, esattamente sull’ Alpe Pont di Caprezzo.
La scuola di educazione al movimento
La scuola aveva lo scopo di divulgare l’importanza dell’attività motoria e della postura per i malati di Parkinson. Alla Casa di Tremolo ho passato 10 giorni bellissimi, quanto lavoro abbiamo fatto in quei giorni per preparare l’ambiente della festa, soprattutto Renato, uomo instancabile.
Ho conosciuto tantissime persone stupende, tra le quali cito subito il mitico Max, il più giovane malato di Parkinson al momento della diagnosi, 17 anni!
Qui ho incontrato un’altra persona speciale, Giulio Maldacea, presidente del Comitato Italiano Associazioni Parkinson, Giulio mi ha subito colpito per il suo carattere esuberante, la sua forza di volontà, e la voglia di fare nonostante la sua malattia.
Mi ha dato la possibilità di collaborare con lui in diverse occasioni, l’ultima è stata la Convention di Roma “Anima e corpo” è in queste occasioni ho imparato a conoscerlo. Mi colpì in particolare il suo modo di camminare quando ha dei momenti di Freezing, cammina all’indietro, infatti io lo chiamo simpaticamente l’uomo che cammina all’indietro.
Estroverso ma quando si arrabbia bisogna stagli lontano, entrammo subito in sintonia e nacque una reciproca simpatia e amicizia.
Ho conosciuto Valeria Bastoncelli, un vulcano, Tania e suo marito da Pisa, con loro mi sono divertito un sacco, non mi ricordavo più il tempo di aver riso così tanto, cantato e ballato.
È stata una bellissima festa che ricorderò.
Il riavvicinamento allo Sport
Il ruolo di Stefano Ghidotti, con la sua associazione, è stato determinante nel mio riavvicinamento al meraviglioso mondo dello Sport. Dopo averne parlato con la mia neurologa e ottenenuto la sua approvazione, ho ripreso in mano la mia MTB!
Ho ricominciato a pedalare, riprendendo poco alla volta confidenza con la mia bici. Allenandomi quasi tutti i giorni e con i consigli di Stefano, ho ricominciato, un po’ alla volta a macinare km.
Ogni volta che salivo sulla mia MTB pensavo alla grinta e alla forza che metteva nell’affrontare le sue gare, questo mi rendeva più sicuro che anche io un giorno avrei partecipato ad una gara, questo era diventato il mio prossimo obbiettivo.
Quando mi hanno diagnosticato la Sindrome di Parkinson avevo interrotto ogni attività sportiva. Avevo deciso di mettere da parte lo sport che amavo tanto, proprio la Mountain bike, veramente un grande errore!
Dopo sette anni di inattività, ho ritrovato la mia passione e capito che proprio lo sport poteva essere un valido alleato per tenere testa a Mr. Park.
Mi si è aperto un mondo!
La Gara di Duathlon della Valtenesi
Finalmente a sorpresa, dopo anni di inattività, l’occasione giusta per centrale obiettivo era proprio lì a portata di mano, il Duathon della Valtanesi a staffetta, in programma proprio nel mio paese di adozione, Calvagese della Riviera!
Con entusiasmo ne parlo a Stefano, il quale mi dice che gli piace l’idea e mi lascia carta bianca per organizzare il tutto.
Contatto subito gli organizzatori, Ilario Antonioli e Matteo Salodini, con entusiasmo accettano di ospitarci con il gazebo dell’associazione e di iscrivere due nostre Squadre.
Comincio ad allenarmi subito sul percorso della gara, tutti i giorni, con il sole e con pioggia.
Cado anche alcune vote, fortunatamente senza conseguenze, se non quelle di finire nel fango e di ritornare a casa sporco e stanco, ma felice ed gni giorno che passava mi sentivo meglio.
Ero cosi preso dall’entusiasmo che mi sono allenato anche il giorno prima della gara. Volevo essere sicuro di conoscere il tracciato metro per metro e siccome aveva piovuto molto, volevo capire anche dov’erano le pozzanghere più insidiose.
Cosi, assieme a Claudio, mi sono fatto tre giri completi, arrivando naturalmente a casa distrutto.
Finalmente arriva il gran giorno
Parkinson&Sport si presenta alla partenza con due squadre, una composta da me e Stefano e l’altra da due fantastiche atlete, Anna Laura Maurin, caregiver del papà Marino, e Anna Maria Plizzari, sua amica inseparabile e compagna di tante gare, l’ultima il Mezzo Ironmam di Cervia di un mese prima.
La gara si snoda tra il paese e le splendide colline della Valtenesi, affacciate sul lago di Garda.Io e Anna Laura pedaliamo sul percorso mountain bike, Stefano e Anna Maria corrono la parte podistica.
D.O.S.E.: Dopamina, Ossitocina,Serotonina, Endorfine
Ancora faccio fatica a crederci, sono io il protagonista stavolta, sono in Pista!
Non potete immaginare la mia emozione alla partenza, ho il cuore che batte a mille, adrenalina e dopamina a fiumi. Prima della partenza io e Anna Laura ci abbracciamo, producendo anche ossitocine e endorfine, insomma sono come una molla.
Tre, due, uno, partiti!
Mi scappa subito il primo errore da principiante, spingo un rapporto lungo e nei primi metri pedalo a fatica fin quando capisco di agire sul cambio e tutto si aggiusta.
La distanza da percorrere è di quattordici km su due giri, il tracciato è su sterrato ondulato e la pioggia dei giorni precedenti ha reso il percorso fangoso.
Al primo giro tutto bene, pedalo e me la godo, con me Anna Laura e Francesco (addetto al controllo fine corsa) che mi danno la carica.
Al secondo giro le cose cambiano, sono meno reattivo e anche un po’ stanco, forse i tre giri del giorno prima non sono stati una buona idea! Scivolo e cado in una pozzanghera, mi rialzo ma non riesco più a pedalare per il troppo fango, mi fermo, sento che sto perdendo fiducia in me stesso, non ritrovo nemmeno la mia grinta, sono sul punto di rinunciare.
A questo punto diventano fondamentali i miei compagni, Francesco gentilmente mi rifocilla con un succo alla pera che bevo con piacere, Anna Laura continua ad incitarmi, mi dà consigli e mi tranquillizza mentre mi aspetta pazientemente.
La sua carica e l’assistenza mi rinfrancano, così decido di andare avanti.
L’Amica Marisa corre in mio aiuto
Mentre come un mantra mi dico: devo farcela, devo farcela, mi viene in aiuto un’altra amica, Marisa Sivo. La sua immagine si accende nel mio cervello e penso a quello che mi ha detto: “Solo chi ha tenacia può farcela”!
Così riprendo la bici e ripartiamo, anche pensando a Stefano e Anna che ci stanno aspettando per ricevere il testimone.
Al cambio siamo solo noi, le altre squadre hanno già completato la gara ma non importa, diamo il chip ai nostri compagni, che partono in quarta e in poco meno di mezz’ora sono all’arrivo felici.
Ho provato una grande soddisfazione nell’arrivare alla fine del percorso, mi sentivo fiero di quello che avevo fatto, sono arrivato ultimo ma il messaggio che ci siamo prefissati di portare è arrivato forte e chiaro: “Mr Parkinson, non ci fermerai”!
La malattia non può e non cambierà la nostra vita. Ragazzi che emozione sentire la vita addosso, che gioia infinita! Fantastica l’accoglienza che abbiamo ricevuto all’arrivo,
Lo sport abbatte tutte le barriere!
Questa mia testimonianza vorrei fosse utile per fare capire che finchè ci credi nulla è perduto, che una volta caduti ci si può rialzare e andare avanti, una testimonianza di amore e speranza, di volontà a non arrendersi mai.
La nostra vita è nelle nostre mani, ci possiamo trovare davanti a prove molto difficili, ma sta a noi alzare la testa e reagire.
Certo, l’aiuto della famiglia, degli amici, dei medici e di tutto ciò che ruota attorno alla presa in carico di un malato sono fondamentali, ma non servono a nulla se non siamo noi a metterci volontà e speranza.
Purtroppo siamo in tanti ad avere un compagno di vita come Mr. Park, ma la società in genere considera il Parkinson la malattia del tremore degli anziani, NON E’ COSI’ !
Sono migliaia i giovani che convivono con questa malattia devastante!
Dobbiamo “USCIRE”, farci sentire, dare speranza e aiuto ai malati, ma anche sensibilizzare chi si prende cura di noi, e mi rivolgo al mondo della Sanità, a non trattarci come riceventi di un prodotto farmacologico, ma a prendersi cura di noi in modo olistico.
La combinazione tra farmaci e stile di vita fa la differenza!