Una bellissima serata di primavera, ed ero Mental Coach di me stesso.
Diceva Churchill: ‘Il successo è l’abilità di passare da un fallimento all’altro senza perdere l’entusiasmo’. Ecco, settimana scorsa ho allenato proprio questa abilità.
Che forse è la più importante di tutte. Mi sono presentato davanti alla commissione composta dai miei Master Trainer, Alle Mora, Roberta Liguori e Andrea Zavaglia, per sostenere l’esame di certificazione come Mental Coach del Master in Coaching di Ekis. E l’esito è stato: buona la prova scritta, da migliorare – se usiamo il linguaggio Pln – la prova pratica, quella fondamentale.
Insomma mi hanno sonoramente rimbalzato alla prossima data!
E’ stata dura? Si, parecchio. Mi servirà? Dipende dalla lezione che ne tiro fuori. I primi pensieri, ancora prima di sapere il risultato, riguardavano la stra-sentita, PRATICA, PRATICA, PRATICA, raccomandata continuamente nei corsi che non può limitarsi a due o tre tecniche fatte agli amici.
Essere coach è totalmente diverso da fare il coach. Te ne rendi conto solo trovandoti di fronte a qualcuno che chiede il tuo aiuto, capisci che tutta la tua energia la stai investendo per trovare la tecnica giusta invece di ascoltare e capire cosa ti sta dicendo.
Mi sono anche reso conto che ho anticipato i tempi. Il mio programma di lavoro, quando ho cominciato il MIC nel maggio 2018, prevedeva l’esame a novembre 2019. Ma l’entusiasmo e la possibilità di cogliere alcune opportunità mi ha indotto ad accelerare i tempi e presentarmi a questa sessione. Certo, studiando ho imparato la teoria – ma la pratica è completamente diversa.
Ma anche il resto della giornata non è stato facile. Non sono allenato ad accettare una bocciatura, so perdere una partita, accettare dei cali nelle mie prestazioni sportive, ma è tutta roba che faccio e disfo con me stesso, non comporta il confronto con gli altri. Intanto gestire lo stato d’animo nell’immediato, rimanere lì con i compagni e gioire con quelli che l’avevano superato è stato come sostenere un’ altra prova pratica: spegnere il dialogo interno della sconfitta, a favore del più efficace atteggiamento di imparare dai tuoi errori non è un processo nè facile nè automatico.
‘Non lo supererò mai, non sono capace, è troppo difficile, chi potrà aiutarmi, non potrei sopportare un’ altra bocciatura, io rinuncio’ sono solo alcuni dei pensieri che puoi controllare mentre tentano di emergere quando ti senti sconfitto. Se già non stai spostando la tua responsabilità con: non mi hanno capito, non ho avuto tempo, non mi avevano detto che, non sapevo che, maledetta l’allergia che è arrivata proprio oggi. Quando sono arrivato a casa mi sono sdraiato per riposarmi e leccarmi le ferite, rintanandomi in un paio di ore di autocommiserazione. Perché dovrei alzarmi, sto qui e non mangio nemmeno, magari ci ripenso domani.
Tra l’altro avevo rimandato l’allenamento della mattina al pomeriggio, convinto che con la carica del successo all’esame lo avrei affrontato a 100.
E invece mi trovavo a dover fare una sessione di 5 ripetute da 2 km.
con addosso questa sensazione di sconfitta che mi girava in testa, non ne avevo per niente voglia, ero spossato, e in un attacco di procrastinite avevo quasi deciso di rimandare a domani.
Il giorno dopo, venerdi, il mio programma di allenamento prevedeva già il nuoto, in totale 3,3 km., 132 vasche da 25 metri, la distanza più lunga che avevo mai nuotato in allenamento in piscina.
Le due cose non erano compatibili, avrei dovuto saltare uno o l’altro e Alberto il mio preparatore era stato chiaro quando mi aveva detto “i dati che ho a disposizione dicono che farai una bella gara, se ti alleni bene da oggi in avanti, ma devi essere preciso come un orologio svizzero non tralasciare nulla”.
Allora ho cambiato strategia – ed è stato ciò che mi ha permesso di cambiare tutto. Ho adottato una tecnica semplice, che ha rimesso in ordine i miei pensieri, mi ha permesso di completare con successo tutto il programma, e ha attutito anche la sensazione di sconfitta.
Mi sono detto: è una bellissima serata di primavera, metti le scarpe ed esci a correre. Puoi fare anche solo una ripetuta sarà comunque meglio che niente.
Ho cominciato con la convinzione che mi sarei fermato di li a poco, ma poi man mano che correvo, lo stato d’animo cambiava, mi sentivo meglio, serotonina, dopamina e soci stavano facendo il loro lavoro moltiplicando la mia voglia di continuare, e allora anche io ho agito sulla mia mente utilizzando la mia àncora da supereroe, aumentando il ritmo finendo in crescita.
Sono stato un buon coach di me stesso. E forse, pian piano, lo diventerò anche per gli altri. Ci vediamo alla prossima sessione d’esame.
Roberto Russo
Stefano il tuo entusiasmo non ti fermerà, avanti così