Il Manifesto del Parkinson: la malattia spiegata non dai libri, ma da chi ce l’ha. Parte 3°
La reazione più comune al momento in cui viene comunicata la diagnosi di Parkinson è la “paura”. La paura è scatenata principalmente dalla mancanza di informazioni, dai pregiudizi, dalla sensazione di un futuro incerto, dal disagio di dover rimodulare la propria vita ed, a volte, anche dalla modalità stessa con cui viene comunicata la diagnosi.
Esordi giovanili
Una paura che, specialmente nel caso di esordi giovanili, porta le persone a tentare di nascondere la propria condizione, ognuno per ragioni diverse, ai loro familiari ed amici e sul posto di lavoro sottraendo così energie ed impegno che andrebbero invece impiegati per gestire nel modo migliore possibile la patologia.
Fin da subito è necessario rimodulare le nostre abitudini, mantenere la lucidità e mettere così in campo le soluzioni migliori per continuare a vivere felicemente, nonostante i sintomi. (prima parte)
Condivisione e confronto
La condivisione è fondamentale per gestire ed alleggerire il peso del disagio che si prova, sia come persona affetta che come caregiver.
Condividere significa anche aprirsi al confronto, accettare l’aiuto e l’affetto di chi magari vorrebbe esserci vicino ma non sa esattamente come.
Il Neurologo e la strategia terapeutica
Il primo passo, il più importante, è trovare il neurologo a cui affidarsi, instaurare con lui un rapporto di fiducia, aprire un dialogo costruttivo sulla strategia terapeutica adatta a noi che non si può limitare alla sola assunzione di farmaci, ma riguarda il nostro stile di vita, l’alimentazione, l’attività fisica, intesa come movimento o sport, e le relazioni personali. (Approfondimento)
Oltre al Neurologo, altre importanti figure professionali specializzate valuteranno i nostri sintomi e ci accompagneranno, cercando con noi le soluzioni migliori per farci continuare a vivere la nostra vita, mantenendo per quanto possibile le nostre buone abitudini e cambiando quelle poco utili.
La famiglia, gli amici e la fiducia
Sentirsi riconosciuti fa parte delle necessita primarie delle persone, avere qualcuno che ti ascolta, spesso, basta per alleggerire la sofferenza, senza necessariamente che dall’altra parte ci sia una qualsiasi figura riconducibile a strutture sanitarie o personale medico.
La nostra famiglia, i nostri cari, tutte le persone che ci vogliono bene, i nostri amici e persino i nostri colleghi di lavoro, che a volte sentiamo distanti ritenendoli impegnati ad assolvere le loro mansioni, possono aiutarci a vivere con serenità le sfide che dovremo affrontare, continuare a fidarci di noi stessi e degli altri è fondamentale per farci sentire in un ambiente sicuro dove continuare a vivere lottando per essere felici.
Rispettare alcune semplici regole può fare la differenza, ci fa sentire sicuri di quello che facciamo e crea le migliori condizioni per far si che i farmaci svolgano al meglio il loro compito.
Nella 4° parte il manifesto tratta importanti argomenti come l’alimentazione e l’attività fisica, nutrire il nostro corpo è un concetto diverso diverso dal mangiare, cosi come fare movimento, attività fisica e praticare sport sono facce diverse della stessa medaglia.