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Parkinson&Sport

La Supermamma senza paura e il Ramarro sellato

Ho riflettuto molto prima di scrivere il racconto della mia “BIKE RIDING FOR PARKINSON 2022”. Non sapevo da dove cominciare. Volevo riuscire a mettere nero su bianco l’intensità delle emozioni, delle esperienze che quei giorni mi hanno regalato.

Cominciamo da dove tutto è iniziato

L’anno scorso ho accompagnato una persona a me molto cara, in due tappe della Bike 2021 che si è svolta tra Torino e Venezia. Nei giorni di vigilia, mentre io e G. raggiungevamo il gruppo, tra me e me pensavo: questi sono matti. 

 

Appena arrivati, rimasi subito molto colpita dal clima di fratellanza, di coesione e di allegria che regnavano nel gruppo. L’insieme di questi elementi, creavano un atmosfera facevano passare in secondo piano la stanchezza tipica della malattia, la fatica per le ore in bicicletta e i piccoli intoppi.

 

Alla prossima pedalo anch’io 

Al punto che alla fine dissi a G che se mai avessi dovuto accompagnarlo ancora, avrei voluto pedalare anch’io.

Poi con il tempo che è passato, le mille cose da seguire e gli avvenimenti di un anno molto intenso e sfidante, quel proposito era finito, insieme ad altri sogni e desideri, nel dimenticatoio.

Ma quando, durante l’estate, Stefano Ghidotti mi ha chiamato proponendomi di partecipare, in un attimo tutte quelle belle sensazioni sono tornate a galla e senza pensarci troppo ho detto si, vengo anch’io!

 

Dubbi ed incertezze

Poi quando si è trattato di partire veramente, sono stata presa dall’incertezza. Vado o no?

Mi sentivo stanca. Stavo assistendo mio padre che si stava riprendendo da un bruttissimo incidente e mi portavo sulle spalle mesi di ospedali, mancanza di sonno, ore di cure e difficoltà da gestire di altre due persone a me molto care.

Aggiungiamo che non salivo su una bicicletta dall’età del liceo, e che mai avevo pedalato per più di una manciata di chilometri.

Dopo un confronto con Massimo Guzzi su tutte le mie perplessità, una telefonata con Stefano e una notte di dubbi e riflessioni decidevo di partire, con l’idea che avrei pedalato il primo chilometro e l’ultimo e mi sarei occupata al mattino, del risveglio muscolare della squadra.

 

Alla fine come è andata?

È andata che ho pedalato sempre, al freddo, al caldo e sotto la pioggia.

E anche se: ho fatto una fatica boia nell’ imparare ad usare i cambi, se in discesa, per la paura, mi sono spaccata le mani sui freni, sono stati 6 giorni splendidi. Era da tanto tempo che non mi sentivo così bene.

 

 

 

 

 
La discesa e il Ramarro da domare

L’avventura è iniziata con un discesa. È semplice, basta andare mi hanno detto!

Semplice? 20km al gelo che quasi non riuscivo a frenare tanto avevo le mani congelate, aggiungiamo la mia paura della velocità, e potete immaginare come ho vissuto quella partenza. Ma il calore e le premure di tutti, mi hanno fatta arrivare in fondo.

È scattato un click, si è acceso in me qualcosa che non mi aspettavo. Quella discesa, lo “sbarluccichio” negli occhi di tutti sul San Bernardo hanno lasciato il segno.

 

La mia bici l’abbiamo chiamata Ramarro, verde fluo, velocissima e indomabile, che in realtà è di Cecilia, la moglie di Alberto Acciaro, che l’ha messa molto gentilmente a disposizione.

 

A lui devo un ringraziamento speciale per avermela messa in rimessaggio ogni sera, anche se era affaticato dalla giornata. Per avermela fatta sempre trovare pronta, con la batteria carica e in perfette condizioni ogni mattina, con una gentilezza che mi ha fatto sentire una principessa.

 

I nostri CHIPS

Carlo e Daniele sono i due giovanissimi del gruppo, viaggiano in coppia, accomunati dall’età e dal fatto che sono un po’ matti e “adrenalinici”. Li ho soprannominati “I CHIPS” come i protagonisti di un telefilm anni ’80. 

 

 

Due angeli custodi che mi hanno incoraggiato e fatto pedalare a velocità per me folli, insegnandomi a saltellare con la bici e altre diavolerie. Senza le risate con loro non avrei superato certi tragitti. Grazie per le canzoncine, saper far ridere è un’arte.

 

Un viaggio magico

È questa la magia della bike, di certo lo è stata per me.

Pedalare e sudare, incrociando gli sguardi della gente che ti guarda passare chiedendosi chi saranno questi, mentre tu hai freddo o caldo, e hai paura, fame o sete, e ti scappa la pipì. Passare quasi tutto il giorno su una sella, attraversando paesaggi a tratti commoventi, in mezzo alla natura e a piccoli borghi che riportano ad altri tempi.

 

E in tutto questo bailame di vita, sentire forte il senso di appartenenza, l’emozione di far parte di un gruppo.

Fare un pezzo di strada chiacchierando raccontandosi un po’ di vita, con Maurizio, che con le lacrime agli occhi ti dice che non avrebbe mai pensato di tornare, in bicicletta grazie al Parkinson, nel paesino sperduto da cui eravamo appena transitati, dove aveva fatto la prima parte della sua carriera da Ufficiale dell’Arma dei Carabinieri.

 

La forza di un Top Gun

Ritrovarti a frenare di colpo e scendere dalla bici per aiutare Max, il cui motto è “Barcollo ma non mollo”. Lui, il nostro TOP GUN, che 15 anni di Parkinson hanno messo seduto in un ufficio. Lui, che quando è supportato dagli amici Parkinsonauti riesce ad esprimere una cocciutaggine e forza d’animo encomiabili. 

Grazie Max per l’energia che hai speso in quei giorni.

 

Angeli e gentiluomini

Trovare i nostri angeli custodi, Pier e Giorgio, la sera, la mattina e nelle pause rifornimento, sempre pronti a caricare e scaricare valige e attrezzature, a elargire frutta e bevande. Sempre col sorriso, anche quando dovevano alzare la voce per farsi sentire.

Saper di poter contare sul nostro Angelo di nome e di fatto, sempre alla guida della ParkinsonAuto, la nostra safety car.  Preciso, puntuale e attento, pronto a redarguire come un muratore bergamasco, chiunque non si attenesse alle linee guida per gli spostamenti di oggetti e bagagli! Grazie per il tuo sorriso e il tuo animo gentile.

 

 

 

 

 

 

Passare del tempo pedalando o seduta a tavola con Francesco e Fulvio, due gentleman d’altri tempi, un uomo d’onore del sud e uno del nord.
 

Risate e lezioni di vita

Nella mia memoria rimarrà impressa indelebile l’immagine di un uomo alto alto e magro magro, che sorregge un cartello stradale. Quanto mi hai fatto ridere Dario? In quella lunga e faticosa giornata, che non era stata proprio semplice, quella risata ha guarito tutto.

 

 

Grazie a Claudio Terribile per la grande lezione sull’accettazione. Vederti essere un tutt’uno con la bici, correre a velocità folli, con un sorriso immenso e notare la serenità con cui stavi seduto mentre aspettavi che la levodopa ti rimettesse in piedi, è stato illuminante.

Sorrisi lacrime e tante fotografie

Ho conosciuto Samantha, la mia compagna di stanza, 3 anni fa, in occasione di una camminata per il Parkinson. Mi sono subito sentita in sintonia con lei. Condividere giorno e notte di questa avventura mi ha fatto apprezzare ancor più questa splendida donna. Grazie Samy, grazie dei sorrisi e delle lacrime, grazie delle chiacchierate nel cuore della notte, sono stelle che rimarranno nel cuore.

 

 

 

Grazie Jay per aver fissato, con le tue fotografie, attimi che si sono impressi nel mio cuore per sempre, emozioni che potrò riaccendere ogni volta che vorrò, riguardando quelle immagini.

Agili, Agili!

Caro Massimo Guzzi, ancora non ho ben chiaro cosa tu intenda con: Agili, Agili! Ma se sono arrivata tutta intera in fondo al viaggio, lo devo ai tuoi preziosi consigli e trucchi, grazie e grazie ancora.

Grazie Marco, senza la tua “toscanitudine” nulla sarebbe stato lo stesso!

 

Neurofeedback, un progetto che vogliamo sostenere

In questa Bike abbiamo deciso di sostenere con una raccolta fondi ancora aperta, il progetto NEUROFEEDBACK, pensato da Silvano Chiartano, dell’Ass. Parkinson Canavese. Sarà perchè coetaneo di mio padre, sarà per il suo coraggio, per la sua forza d’animo e la voglia di fare, ma ogni volta che la pedalata diventava difficile, la mia dopamina era lui.

 

Buongiorno e risveglio con sorpresa

Grazie a tutti per avermi spinta in bicicletta e qualche mattina lo spintone motivazionale per alzarmi dal letto e condividere con voi il risveglio muscolare.

Quell’atmosfera che si creava all’alba, quando ci adattavamo a fare attività fisica negli spazi più strani, dalle scale, ai corridoi, in terrazza, o nella hall di alberghi sempre diversi, tra operai e agenti di commercio che, increduli, ci trovavano ad ostacolare il percorso tra loro e il primo caffè della giornata, rimarrà un insegnamento e un dono prezioso.

 

 

 

Insieme si va più lontano

Grazie Stefano, hai creato la magia di una squadra tenendo viva e forte in ogni momento la motivazione. Grazie all’esperienza maturata nelle Bike del 2020 e del 2021 hai messo in condizione tutto il gruppo di fare un lavoro immenso e ben orchestrato.

Grazie per avermi offerto l’opportunità di vivere quest’avventura, grazie dei guanti, del casco, del supporto e anche del confronto.

Un immenso grazie lo devo alla mia NeuroTribù. Nonostante la cancellazione della lezione settimanale, vi ho sentiti vicini. Mi avete incoraggiato e fatto il tifo per tutto il tempo. 

Un viaggio durante il quale ho imparato una grande lezione: la Bike fa bene a chi la fa, ma anche a chi la segue da vicino e da lontano.

 

Io non ho il Parkinson!

Lavoro per e con le persone con Parkinson e i loro caregivers, sapete perchè ci tengo a dirvi che non ho il Parkinson? Perchè per questa volta, i miei caregivers sono stati loro, i Parkinsonauti.

Se ho pedalato per oltre 300km lo devo a loro, che mi hanno istruita, supportata e anche sopportata! Se siamo cronicamente malati, allora siamo anche cronicamente sani e questo il lato da non dimenticare mai!

 

Supermamma con orgoglio

Vi confesso che ad oggi non sono ancora risalita su una bici, ma i ricordi di quest’avventura sono vividi. Oggi mi sento orgogliosa di quello che ho fatto e onorata di averlo fatto insieme a ognuno di loro. 

A, quasi dimenticavo… Dal mio ritorno per i miei figli sono diventata la loro supermamma. Anche per questo vi ringrazio infinitamente!

Grazie a chi con me questa bike non l’ha fatta. Se avessi fatto per te, metà di quello che dici di fare agli altri, probabilmente ci saresti stato ancora anche tu. Grazie per avermi fatto conoscere persone splendide, ti ho dedicato ogni pedalata, ciao G.

 

Di Barbara Morandi

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