Il mio primo Ironman 70.3. Al traguardo tra errori e paure.
Come mi sento dopo aver portato a termine il primo IRONMAN 70.3? UN GIGANTE!
Il Triathlon Medio, si chiama anche così, è una prova di endurance che ti impegna per: 1900 metri di nuoto, 90 km in bici e mezza maratona di corsa. Si chiama anche 70.3 perché la somma delle distanze è espressa in miglia. I più forti impiegano 4 ore e rotti, io ho chiuso in 6 e 43.
Vi confesso che in questi giorni mi son sentito di nuovo forte come un gigante, galleggiavo a un metro da terra, sfoggiando la medaglia e godendomi la soddisfazione. Ho rinnovato energia ed entusiasmo, ritrovato convinzioni che stavano svanendo, insieme a una bella dose di autostima. Tutte ottime armi di difesa contro Mr. P.
La fatica di raccontare
Sono passati 10 giorni dall’arrivo sul tappeto rosso che porta alla finish line di Cervia di Domenica. Sono uscito di casa con la medaglia al collo, ho rivissuto nella mia mente momenti della gara più e più volte, guardando anche le foto e il video dell’arrivo, ma non l’ho ancora raccontata bene.
Per farlo avrei dovuto avere:
- Il tempo necessario, ma questa settimana è stata molto intensa.
- Qualcuno veramente interessato ad ascoltare tutto il mio racconto.
- L’energia, la voce e la tranquillità per raccontarlo. Questo è uno dei sintomi che più soffro del Parkinson. Mentre parlo sento chiaramente la fatica, ho difficoltà a mantenere un tono sostenuto e costante e a gestire la respirazione, tendo a scappare via veloce mangiandomi le parole. Ma soprattutto mi risulta difficile controllare la tensione emotiva, tendo a tagliare corto perchè ho spesso la netta sensazione di aver perso l’attenzione di chi mi ascolta. Non sono mai stato un gran chiacchierone, ma non avevo mai avuto la percezione di questi limiti fino ad un anno fa. Ci devo dovrò lavorare.
Ma ora posso posso farlo: abbandonarmi al piacere di ripercorrere momento per momento la gara, sia per me, e per voi, cari lettori.
Oltre le convinzioni sbagliate e le paure inutili
Il triathlon medio è una distanza che avevo tentato, senza successo, a giugno del 2019 a Lovere. Lo racconto in due articoli: 2604 CHILOMETRI PER ARRIVARE A LOVERE e ‘Raccontare dei successi e dei fischi non parlare mai’ e da allora non avevo ancora superato completamente quelle difficoltà nel nuoto. Finalmente oggi sono felice di poter dire che è passata, ho ricominciato a gestire i miei pensieri correttamente e ho ripreso a nuotare bene anche in mezzo al traffico. Poi vi racconto meglio.
Mi ero iscritto a questa gara subito dopo la mia partecipazione all’olimpico del circuito Ironman a Cervia a settembre 2019, gara che ho raccontato qui: 5150: INIZIO TRA I DUBBI, FINISCO COL SORRISO. Ciò che è successo alle gare di triathlon, ele difficoltà incontrate per allenarci tra piscine chiuse e lockdown nel 2020 lo sapete tutti. Per questo, nei mesi precedenti la gara, più volte avevo pensato di rinunciare inviando una mail all’organizzazione, dove chiedevo di modificare l’iscrizione per partecipare, ancora, alla distanza olimpica.
Non mi sentivo pronto o meglio temevo di non farcela, avevo paura di toppare ancora una volta. Facciamo spesso questo tipo di ragionamento: non sono stato capace, potrebbe ricapitare, non voglio rischiare un altro fallimento, rinuncio. Invece, proprio sugli errori possiamo costruire il nostro successo: ogni esperienza negativa vissuta, quando diventa insegnamento si trasforma in una maggior consapevolezza, una nuova forza, che ci aiuterà ad ottenere il successo.
Oggi posso dire che fortunatamente l’organizzazione non mi ha mai risposto, spingendomi a rivalutare le mie intenzioni. Dall’inizio di settembre ho iniziato a ragionare diversamente. Ho deciso di affrontare la sfida e ho iniziato a cambiare il mio modo di pensare, avrei finito a tutti i costi la mia prova anche camminando per tutta la mezza maratona, la frazione in cui ero meno preparato e che più temevo.
E cosi ho fatto.
La sera prima
Nei giorni di vigilia mi ero confrontato più volte conAlberto Schivardi , il mio preparatore atletico, che mi aveva fornito tutte le indicazioni, scaturite dalle verifiche dei miei allenamenti che lui ha sempre sotto controllo, riguardo ai ritmi che avrei potuto tenere nelle varie discipline, all’alimentazione e all’idratazione corretta per arrivare al traguardo col famoso sorriso sulle labbra.
Venerdi sera sono arrivato a Cervia con il mio amico Parkinsonauta e neo triathleta, Angelo Gualtieri. Abbiamo sistemato le valigie in camera e inforcata la bicicletta, siamo andati subito a vedere la zona cambio. Uno spettacolo incredibile, dentro ringhiere invalicabili alte 2 metri, sotto i riflettori e guardate a vista,erano schierate 2600 biciclette bellissime, in ordine perfetto, su quattro file, che occupavano tutto il viale del lungomare per più di 500 metri. In terra, a destra e sinistra della bicicletta, in ogni postazione numerata, una sacca blu e una rossa con tutto il necessario per la bicicletta e la corsa,scarpe, abbigliamento e alimenti.
Erano li, già pronte dalla sera prima, perché l’indomani mattina alle 7:30 sarebbe partita la gara regina del weekend, l’Ironman; 3,8 km. di nuoto, 180 km. in bicicletta e corsa sulla distanza della maratona, 42,197 km.
Il giorno dopo alle 6,30 il sole sorgeva e già la spiaggia era animata, musica e speaker riempivano l’aria, la sabbia brulicava di atleti, tifosi, mogli, figli, familiari e amici che volevano condividere con i loro eroi una giornata indimenticabile. Vivere una gara come questa è un esperienza unica che, se siete appassionati di sport, vi consiglio di provare una volta. Le mie emozioni della prima volta sono qui IL MIO PRIMO IRONMAN DA SPETTATORE – PER ORA!
Questa volta sono stato più attento al dispendio energetico. Come da programma del giorno prima della gara, ho fatto un’uscita in bicicletta di 45 minuti a ritmo leggero e ho seguito la garaa tratti, facendo il tifo per gli amici che transitavano, pensando che il giorno dopo avrei avuto bisogno di ogni singola goccia di energia.
Continua…….