Marco e Roberto. Una mezza per due.
‘A VOLTE RITORNANO’ ha scritto un giornalista parlando della nostra partecipazione alla Staffetta Duo. ‘E SI MOLTIPLICANO’ aggiungiamo noi. Lo scorso anno avevo completato la mezza maratona in solitaria, quest’anno io e l’amico e compagno di Park, Marco Ramelli, abbiamo optato per la staffetta, che ci piace anche di più.
Roberto, un combattente che non molla mai!
La mattina alle 6 trovo un messaggio di Roberto Russo, grande amico, insostituibile compagno nelle attività dell’associazione: “Non sto bene, mi dispiace non vengo”. E’ così, Mr. Park non ti lascia mai tranquillo.
Gli alti e bassi sono tra le cose più complesse da gestire: stanchezza, dolori, disturbi gastrointestinali, svogliatezza, insonnia e sonnolenza rendono tutto difficile.
Roberto è un combattente, ma anche lui ha i suoi giorni no.
Lo rincuoro, gli dico che ci dispiace, messaggi messaggi ‘senza di te sarà tutta un altra cosa’, le spunte blu si accendono, ci sta pensando, sta scrivendo, ‘prendo i farmaci e vedo’ spunte blu, ” va bene lasciami mezz’ora e ti aggiorno”. Risultato? Alle 9 e mezza siamo in auto insieme verso Verona.
Marco da Firenze.
Arrivati, c’è da allestire lo stand. Proviamo ad attaccare le magliette con le puntine, poi passiamo al biadesivo, mentre aspettiamo Marco.
Marco Ramelli: un guerriero di un metro e ottanta per novanta chili, fiorentino da sempre e parkinsoniano da qualche anno, conosciuto in rete ha voluto sentirsi della squadra e ha chiesto di diventare socio di Parkinson&Sport.
Ha fatto vari sport, specialmente pallacanestro, corre due volte alla settimana, nonostante un problema al ginocchio, perchè vuole perdere qualche chilo e partecipare a qualche 10 km.
Tra l’altro ora si sta allenando nel nuoto per partecipare alla traversata dello stretto di Messina. Prima o poi mi sa che ce lo ritroveremo a fare un triathlon.
Marinella, il terzetto e il borgo giusto.
Il pomeriggio scorre tra chiacchiere tra noi e con persone che ci chiedono di Parkinson e Sport. La sera vogliamo passare a trovare un’amica, Marinella, conosciuta proprio qui a Verona l’anno scorso, in un anno ci ho parlato solo per telefono abitando lei in montagna, ora è all’ospedale a Verona.
Seguiamo il navigatore con destinazione Ospedale Borgo Roma, eccolo, ci fermiamo, parcheggiamo, facciamo un bel tratto a piedi e iniziamo la ricerca del reparto che Marinella ci ha indicato.
Ma qualcosa non va: lei è al settimo piano e noi ne contiamo solo 5.
Discussioni e verifiche: ci siamo fermati all’ospedale sbagliato, Borgo Trento. Proprio un bel terzetto! Va beh, andremo a trovarla domani.
Nemmeno con il ristorante ci va bene: al sabato sera tutto pieno. Ci buttiamo nella pizzeria più vicina, poi cerchiamo un supermercato aperto per comprare il necessario per la colazione in casa l’indomani.
Lo facciamo per decidere l’orario in relazione all’assunzione dei farmaci e per mangiare qualcosa di sano.
Abbiamo il Parkinson, ma almeno per oggi siamo atleti, con un pettorale e una maglia da portare con orgoglio.
Anche la notte non ci facciamo fermare!
Pronti per il meritato riposo, lasciamo a Marco la camera matrimoniale. Mai scelta fu più azzeccata, appena mette la testa sul cuscino inizia un abbattimento di tutta la foresta amazzonica per sega russante, a cui anche Roberto ogni tanto si aggiunge, e forse, ma chi può dirlo, un po’ anch’io.
La sveglia con il Parkinson suona sempre presto, ognuno ha la sua strategia farmaci, per la prima mezz’ora ci muoviamo con ritmi e movimenti diversi, poi la Levodopa fa il suo dovere e ci mette a bolla.
Roberto si occupa della ricca colazione, frutta, tè verde, fette biscottate integrali, marmellate senza zucchero, miele.
Sedersi a colazione con gli amici fa molto vacanza, con calma ci godiamo il momento, poi ci confrontiamo sugli indumenti tecnici per la gara e poi via verso il palazzetto.
Pronti via, vai tu io ti aspetto qui.
Marco è visibilmente emozionato e preoccupato per la gara: ce la farò? bevo prima o durante? prendo un gel o no? come mi vesto? ci saranno salite?
Io cerco di rispondere grazie agli anni di esperienza, in cui mi sono abituato a pensarci prima: con l’allenamento, la consapevolezza dei propri limiti, testando l’abbigliamento in relazione alle temperature e alla personale termoregolazione, preparando la strategia di gara a tavolino, leggendo le istruzioni per scoprire il percorso e i rifornimenti.
Nella mezz’ora prima della gara Rosanna, la speaker della manifestazione, ci dedica più di uno spazio (lo farà anche all’arrivo, grazie!).
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Finalmente si parte. La prima frazione è la mia, le gambe non girano al meglio, ma non fa niente, per me è importante partecipare, voglio muovermi e continuare a farlo per stare bene, e motivare altri a fare lo stesso.
Corro e mentre mi avvicino al cambio controllo il conto dei km. percorsi e quanti ne mancano, il mio pensiero è per Marco che mi sta aspettando, è convinto che la frazione più lunga sia la mia, ma è il contrario. Eccolo, lo vedo, è pronto.
E’ la mezza maratona di san Valentino, intitolata a Romeo & Giulietta, e sono tante le coppie miste che nel darsi il cambio si baciano affettuosamente. Io e Marco ci vogliamo bene, ma optiamo per un affettuoso abbraccio. Vai grande, ci vediamo all’Arena.
È una staffetta, Marco raccontaci la tua gara.
Tanta è stata la gioia provata nel tagliare il traguardo alla Arena di Verona della mezza maratona corsa in staffetta con Stefano.
Sono stati due giorni entusiasmanti, partendo dall’inizio di questa avventura con il tempo passato insieme allo stand dando tante informazioni sulla associazione.
Voglio ringraziare Stefano che mi ha aiutato a credere in me stesso, in due giorni ho risposto senza difficoltà a più di un intervista, e ho nutrito le convinzioni che mi hanno dato la forza necessaria per arrivare in fondo.
Mentre aspettavo il cambio pensavo: eh eh Stefano si è scordato di dirmi che lui fa 9,6 km ed io 11,50! Ma ormai siamo in ballo, e allora balliamo. Parto in mezzo all’affetto degli altri runner che mi incitano. Accidenti se è lunga! Ma non voglio e non posso mollare, per fortuna arriva anche IL FONDAMENTALE aiuto da Anna, una runner che vorrei ringraziare ancora, che mi resta accanto INCITANDOMI e sostenendomi dal chilometro 4 al TRAGUARDO nella meravigliosa cornice dell’ARENA di Verona, dove trovo ad aspettarmi Roberto e Stefano.
E vaiiiii!!! E’ fatta Ho percorso tutta la strada del ritorno a Firenze felice e orgoglioso per essere riuscito a fare quello che avevo promesso a me stesso e a Stefano, arrivare al traguardo a braccia alte e con il sorriso sulla faccia.
I due giorni di Verona mi hanno lasciato forte il desiderio di nuove esperienze, e la certezza che le avventure sportive che vivrò da ora in avanti mi daranno tante gratificazioni. Tutte le emozioni vissute in questi giorni, che si sono fissate nella mia memoria per sempre, potrò ripescarle quando mi servirà la forza per allenarmi ancora più intensamente, le immagini di quel traguardo le potrò richiamare nei giorni difficili, quelli che il mio compagno Mr. Park, come lo chiamiamo noi, a volte mi regala.
Ecco, Park & Son hanno finito anche la staffetta del racconto. Un grosso grazie va al presidente Matteo Bortolaso e a Claudio Arduini che ci hanno invitato mettendo a disposizione della nostra Associazione Parkinson&Sport uno stand all’interno dell’Expo nel Palazzetto dello sport, dove abbiamo potuto parlare di quello che facciamo, con tanti amici della nostra associazione. Alla prossima.
PS: ah, poi, recuperata un po’ di lucidità, (si fa per dire, mi ero portato maglietta e medaglia della gara da donarle, ma me le sono dimenticate nello zaino) Marinella siamo andati a trovarla, e stavolta l’abbiamo trovata! Diciamo che, in questa staffetta, all’arrivo con le braccia alzate, c’è anche lei. 🙂