SE MI FERMO, MI RAGGIUNGE
Lo dico dal primo giorno, lo confermano i dati scientifici, i neurologi e i terapisti di tutto il mondo: lo sport può rallentare il processo degenerativo del Parkinson.
Adesso ne ho anche la prova personale oggettiva: dal 2 giugno, quando mi sono ritirato dal Triathlon Medio di Lovere e la frequenza delle mie sedute di allenamento è diminuita, i miei sintomi sono peggiorati. E la ricaduta sul benessere psicofisico è stata evidente. Se mi seguite sui social avrete notato che la mia attività non era più quotidiana.
Facciamo un passo indietro.
Ero arrivato alla gara di Lovere dopo sei mesi di preparazione costante e intensa, avevo già disputato un triathlon olimpico all’Idroscalo di Milano ed ero pronto, ma come sapete ho dovuto mollare. Anzi, per dirla tutta, un medico mi ha costretto a farlo, dopo la frazione di nuoto.
Per rimettermi subito alla prova ho riprogrammato il triathlon olimpico di Bardolino nelle due settimane successive, e ho partecipato al triathlon olimpico di Iseo alla fine di giugno.
Tra queste due gare sono stato impegnato in un corso di 4 giorni del mio percorso da coach e nella preparazione di un intervento alla giornata organizzata da A.I.P. di Bergamo, “L’inguaribile voglia di vivere.”
Nelle settimane precedenti le gare, di solito l’allenamento subisce una diminuzione importante sia dell’intensità che della durata.
Poi avevo cominciato già lavorare alla preparazione della traversata a nuoto del lago d’Iseo da Lovere a Pisogne, evento organizzato con l’European Parkinson Therapy Centre di Boario.
Il risultato che negli ultimi due mesi l’attività fisica è diminuita di circa il 40/50%.
E quando mi alleno, oltre a fare più fatica, mi rendo conto che i miei movimenti sono meno fluidi di prima e i riscontri cronometrici sono peggiorati, correre è molto più difficile e in bicicletta non ho la stessa facilità di pedalata di maggio.
Nel nuoto poi avevo già capito da Lovere che dovevo modificare qualcosa della mia tecnica, perché la gambata sinistra è incerta e discontinua.
Io, me lo dico e me lo ripeto sempre, non faccio sport con l’obiettivo di vincere ma di stare bene: per me il cronometro è un indice di verifica della mia condizione atletica e di quanto stiano cambiando le mie prestazioni soprattutto in relazione al Parkinson.
Nel prossimo weekend parteciperò alla traversata a nuoto, organizzata dall’Accademia Limpe Dismov, dello stretto di Messina insieme ad altri cinque pazienti Parkinson, sarà una distanza importante, 3,5 km, ma il ritmo sarà lento, perchè nuoteremo tutti insieme.
Al ritorno riprenderà una fase di preparazione con allenamenti quotidiani che mi porteranno fino al prossimo Triathlon Olimpico di Cervia il 22 settembre. Avevo pensato di partecipare al Triathlon Medio sempre a Cervia per ritentare di finire quello che avevo iniziato a Lovere, ma non mi sentivo pronto a riprendere subito a fine giugno la preparazione per un evento così importante.
In quel weekend si svolge a Cervia anche l’ unico Ironman programmato in Italia, sarà sicuramente interessante vivere quell’ atmosfera e vedere come è organizzata una gara così importante.
Intanto continua la raccolta fondi e il lavoro legato alla spedizione di New York del 3 novembre.
All’ inizio di settembre faremo la seconda serie di test e comincerà la seconda fase della preparazione, che per me inizierà dopo Cervia, in mezzo ai due eventi parteciperò alla 12 ore in bicicletta nell’autodromo di Monza organizzata da Follow your passion.
. Ripartire è la parola d’ordine, rimettere determinazione e energia in questa nuova fase di preparazione per ritrovare la forma migliore. Questa è la sfida della seconda parte del 2019.