Dietro le quinte della terza Bike
Tutto quello che nessuno ha mai raccontato della “Bike riding for Parkinson Italy”
Come nasce, le attese, i pensieri, le speranze, i sogni, fatti e misfatti di una multiforme e sorprendente combriccola di Parkinsonauti in bicicletta.
Da “Veterano” della Bike Riding for Parkinson, posso dire, viva la terza, la più sfidante delle tre avventure in bicicletta sino ad ora compiute. La prima nel 2020, e la seconda lo scorso anno.
E sì, non è stato facile, ma ora posso dire che: anche questa è andata!
Tutto da rifare
In origine avremmo dovuto partecipare ai Parkinson Games, le Olimpiadi per malati di Parkinson, ad Eindhoven in Olanda. Ma sul più bello, a poche settimane dalla data prestabilita, gli organizzatori olandesi, ci comunicavano che i “Giochi” per quest’anno, non si sarebbero svolti.
Mannaggia, fino a quel momento tutto ruotava attorno a quell’evento. Mesi di lavoro, di incontri su zoom, di speranze, sogni e aspettative, poi all’improvviso nulla più.
Cosa fare e cosa dire ai parkinsonauti e ai loro familiari che avevano già la valigia pronta? Come giustificare l’accaduto a chi crede in ciò che facciamo e diciamo, agli amici che ci seguono sui social, ai nostrisostenitori e agli sponsor? Che ringraziamo.
Davvero un bel “pasticcio”! Anche il più ottimista dei Parkinsonauti faticava a vedere la luce in fondo al tunnel.
No, non ci fermerai
Ma ecco che, nel momento più critico, quando tutto sembrava perduto, usciva l’anima più vera, determinata e forte dei Parkinsonauti.
In poche riunioni su zoom ripartiva lo scambio di idee, obiettivi, date e quant’altro con un unico scopo: fare anche la “terza”.
Sì, all’unisono un coro: ora è tornato ad essere questo l’evento clou dell’anno, non possiamo non farlo, ma serve l’idea giusta.
Allora sul “tavolo organizzativo” ecco arrivare 1 proposta, 2 proposte, 3 proposte e altre ancora. E dopo qualche settimana di sì, no, ma, forse, ecco prendere corpo la 3° Bike Riding!
Evviva… è proprio il caso di ripeterlo: NON CI FERMERAI!
Ritorno alla Francigena
Ecco la scelta finale: percorrere il tratto di Via Francigena che dal confine con la Francia porta a Pavia, dove era partita la 1° Bike riding.
In 6 tappe, dal Passo del Gran San Bernardo a Pavia, da domenica mattina a venerdì sera, 6 giorni, 5 notti, 160 ore da trascorrere insieme, per soddisfare la voglia di: “chi siamo noi?”.
Scegliendo di non esagerare con i km, non gli 800 della 1° Bike, e nemmeno i 650 della 2°, ma solo, si fa per dire, 350.
Tutti in sella
La volontà di tutti era includere anche chi era divenuto ciclista da poco, o come in qualche caso, solo per l’occasione.
Sembrava un chilometraggio alla portata di tutti, e cosi è stato. Ci siamo ritrovati a pedalare in una ventina, alcuni dei quali, alla prima esperienza.
La soluzione, quando la cerchi veramente, prima o poi arriva, lo spauracchio era passato, la “terza” Bike era decisa, si poteva cominciare a lavorare.
Al lavoro, tra gioie e dolori
E che lavoro, “dietro le quinte” c’è un’attività frenetica, che coinvolge almeno 7/8 persone soprattutto nei 40/50 giorni che precedono la partenza. La creazione del sito dedicato.
Stabilire il percorso (il cosiddetto tracciato), la ricerca degli alberghi, i contatti con le Associazioni e le Autorità dei paesi di partenza/arrivo e transito, la predisposizione di pranzi e merende.
E poi i mezzi di supporto: chi trova un camper, chi cerca un furgone, chi una macchina. Documenti già raccolti per il check in ogni albergo, assicurazioni, visite mediche, abbigliamento e divise.
I componenti della squadra, con le conferme, le rinunce, le parole spese poi ritirate, fino alle disdette dell’ultimo momento.
Tutte cose belle e stimolanti, condite però ogni tanto, da quelle ad alto tasso di stress.
Destinazione Paradiso
Ma anche stavolta, come in una favola a lieto fine, tutti i pezzi del puzzle sono andati al loro posto, e, la mattina di domenica 18 settembre , dai vari punti di ritrovo, si muoveva l’allegra e tremolante combriccola dei Parkinsonauti, destinazione Etroubles.
Un paesino sopra Aosta, all’inizio della salita al Passo del Gran San Bernardo, che ci ha visti arrivare e, subito dopo la distribuzione delle divise, la vestizione e le prime foto di rito, ripartire con i mezzi di supporto, obiettivo i 2547 metri del Passo.
Scatta il “Prologo”
Una minitappa, 22 km. di discesa che avevamo scelto di fare nel pomeriggio, proprio per evitare la temperatura rigida che avremmo trovato la mattina seguente.
Erano le 16,30/17,00 di un assolato pomeriggio di fine estate, in noi la consapevolezza che la temperatura sarebbe stata fresca. I vari termometri segnavano solo 6°, che in bicicletta scendevano a 3°, considerando il vento di velocità, un “freddo cane”.
Un inizio in salita si sarebbe potuto dire, ma eravamo in discesa. Diciamo che è stata una partenza, dove “lo spirito guerriero” dei venti impavidi Parkinsonauti in bici, è stato messo in campo da tutti.
The e Bombardino
Con qualche mano gelata, qualche piede infreddolito e un paio di principi di assideramento, TUTTO il gruppo raggiungeva l’hotel dove il bar veniva assalito alla ricerca di qualcosa di caldo, e anche di forte.
La terza “Bike riding for Parkinson Italy” era iniziata, nei giorni successivi, quasi tutto è filato liscio, quasi come da programma.
Dopo Etroubles, ecco Aosta, Arnad, Pont San Martin, Castellamonte, Bairo, Ivrea, Cavaglià, Salussola, Santhià, Nicorvo, Mortara, Gambolò, Tromello e Pavia.
Insieme si va più lontano
Anche stavolta è servita tutta la forza di ognuno e la motivazione di squadra per portare a termine, ogni giorno, il programma stabilito. Numerosi sono stati gli incontri per portare il nostro messaggio alle amministrazione comunali, alle associazioni e nelle scuole.
Che dire? Fatta anche questa! Il gruppo di Parkinsonauti ha centrato l’obiettivo per la terza volta.
Fare squadra, condividere il giorno e la notte, affrontare le fatiche che la malattia impone quotidianamente, tutto è stato superato sia dai “veterani” che dalle “nuove leve”.
La magia della Bike
Ogni anno succede una cosa che anche a noi sembra impossibile. Spesso, quando siamo a casa nostra, arriviamo a sera stanchi e svuotati, buoni solo per il divano o, per chi riesce a dormire, il letto.
In questi giorni, magicamente, una volta arrivati in albergo, scaricato i bagagli, fatto il chek-in, il bucato e una bella doccia, ci ritroviamo sempre con una scorta di energia sufficiente per trascorrere insieme serenamente la cena e il dopocena.
Urrah, Urrah, Urrah, abbiamo urlato più volte all’indirizzo del cielo, di qualcosa o di qualcuno, oltre al classico: CHI SIAMO NOI? PARKINSONAUTI!
Non siamo soli
Lo facciamo sempre, con forza, perchè siamo felici e consapevoli di essere FORTUNATI, perchè non siamo soli, possiamo contare sulla nostra seconda famiglia.
Una realtà e uno spazio di accoglienza e condivisione che ci siamo costruiti, dove viviamo momenti speciali, in presenza quando è possibile, o con l’aiuto della tecnologia quando è necessario.
Come tutte le nostre avventure in bicicletta, anche questa ha avuto un inizio ed una fine, i giorni sono volati via come le notti. Tra sveglie all’alba, pranzi con nuovi amici che ci hanno accolto e ospitato e cene tra noi.
Sarebbe stato bello stare insieme qualche giorno ancora. Grazie a tutti, amici miei, grazie per contribuire a dare vita ad un GRUPPO fantastico, che non si pone limiti e che nessuno potrà fermare.
Vi svelo un segreto: siete liberi di non crederci, ma già si è cominciato a parlare della PROSSIMA AVVENTURA.
Sarà ancora in bicicletta? Verso altre Nazioni e importanti manifestazioni? O un viaggio in mare, creato apposta per noi e da noi? Magari un altro trekking in montagna? E se fosse un cammino alla ricerca di qualcosa che ancora non conosciamo?
Ancora non sappiamo dove e quando, ma siatene certi, qualcosa si farà!
State con noi, seguiteci sui social e non ve ne pentirete.
Ciaoooooooooooooooooooooooooooooo
Di Alberto Acciaro