Il virus che contagia i Parkinsonauti: quello del triathlon.
Lo sport è contagioso, al contrario del Parkinson, che nonostante venga ancora chiamato ‘morbo’ non lo è assolutamente.
Il virus del triathlon si sta diffondendo tra i Parkinsonauti, lentamente, come si addice alle nostre abitudini, ma come cantava una canzone sull’Hully Gully, ‘se prima ero da solo a praticare il triathlon, adesso siamo in 3 a praticare il triathlon‘.
Oggi vi racconterò di Fabiola Lampasona, che nelle scorse settimane si è laureata campionessa Italiana sia di Paratriathlon che di Paraduathlon, e Roberto Ripani, che dopo due triathlon sprint ha portato a termine il suo primo olimpico.
Il 3 è un numero ricorrente per la nostra storia di sportivi: esattamente un anno fa, oltre a me altri 2 Parkinsonauti, Alfonso Ruocco e Edoardo Leotta salivano su un aereo, destinazione Maratona di New York, per la prima spedizione di squadra supportata da Parkinson&Sport, allora in collaborazione con Rosa Associati.
Una storia che ho raccontato in 4 articoli, NEW YORK STATE OF MIND – GRAZIE NEW YORK, TORNERO’ – NEW YORK, LA MARATONA PIÙ LUNGA DEL MONDO! – DOV’È ALFONSO? – Che rileggo e vi ripropongo proprio per tornare con la mente a quei momenti visto che non ci possiamo tornare nella realtà.
Quando abbiamo fondato Parkinson&Sport uno degli obiettivi era proprio questo, raccontare di imprese eccezionali portate a termine da persone che si trovano a combattere contro il Parkinson.
La prima è Fabiola Lampasona, 46 anni di Ciampino, parkinsonauta da 7.
Ci siamo conosciuti nel novembre 2018, era appena nata l’Associazione e grazie all’ospitalità di Marcello Magnani, eravamo nel Village della Mezza maratona di Milano a City life, con il gazebo di Parkinson&triathlon, e 20 nostri amici atleti avevano aderito al mio invito per partecipare alla 10 km. o alla 21 lei era una di questi.
Oggi sono orgoglioso di pubblicare dei suoi successi in campo sportivo, sperando che in qualche modo abbiano tratto ispirazione anche da quella giornata e da ciò che facciamo.
Ciao sono Fabiola, negli ultimi 3 anni, MR P. il mio “amico indesiderato”, stava prendendosi troppo spazio, pensavo fosse il normale decorso della malattia, ma non era cosi, ero io che gli stavo permettendo di farlo.
Avevo smesso di fare sport, con un conseguente importante aumento di peso, 18 kg. veramente troppo. Non mi riconoscevo più, ed anche il mio corpo non rispondeva a dovere, dolori e crampi nel tempo erano sempre più intensi.
Fino a quando, non ricordo il momento ma ricordo benissimo la motivazione, non farmi fermare, ho deciso che dovevo fare qualcosa! Ricominciare ad allenarmi, non è stato facile, ogni movimento era una sofferenza, ma a denti stretti ho continuato.
Non avevo un programma preciso, il mio intento era di invertire la rotta, aiutare il mio corpo attraverso lo sport a combattere i sintomi del Parkinson, poco per volta stavo meglio, cambiare le mie abitudini mi stava cambiando, dentro e fuori.
Non ero più una parkinsoniana ma ero diventata anch’io parkinsonauta, quando cambi tu anche il mondo intorno a te cambia e succedono cose che non ti aspetti.
Non so dirvi come e perchè, ma un bel giorno mi ha contattata una squadra di paratriathlon, la Ladispoli Triathlon, ed io, grazie al mio cambiamento di rotta ero pronta, da quel momento è iniziata questa meravigliosa avventura.
Il 18 Ottobre a Caorle arriva la prima medaglia d’oro, Campionessa italiana di Paraduathlon! Ma non basta, la settimana dopo a San Benedetto del Tronto la seconda medaglia d’oro, Campionessa di paratriathlon distanza sprint.
Due settimane della mia vita sorprendenti mi hanno riportato a quando correvo e Mr P. nemmeno sapevo cosa fosse, mi sono risentita come allora, ho rivissuto dentro di me una miriade di emozioni difficili da contenere, che mancavano da tempo, arrivare al traguardo e trovare l’abbraccio dei miei compagni di squadra è stata una sensazione stupenda.
Riuscire ad arrivare al traguardo per me è stata la coronazione di tutti i miei sacrifici, questo vale per ognuno di noi paratleti, ognuno con la propria disabilità ma pronti a combattere sempre.
Ancora una volta ho avuto la conferma che la volontà e la determinazione ti aiutano a realizzare i tuoi sogni, anche se con dei parametri diversi.
Credo sia molto importante porsi degli obiettivi, impegnarsi per realizzarli ci fa sentire capaci di dare il meglio di noi stessi per farci affascinare e poter godere delle bellezze che la vita ancora ci può offrire, perché questo è essere vivi!
Ho sempre detto al mio amico indesiderato, Mr P, “tu con me non avrai vita facile! “
Quindi cari compagni di avventura…op op op, io vado avanti, chi vuole seguirmi?
Il secondo è Roberto Ripani. Qualche settimana fa, grazie alla segnalazione del nostro amico Dario Nardone, ho scoperto su Facebook il gruppo T.&N.T. a cui mi sono iscritto, subito dopo aver visto l’irresistibile video di presentazione che Roberto aveva messo nella bacheca del gruppo.
Ho contattato Roberto e da subito ho percepito la sua energia brillante, gli ho chiesto di raccontarci come il triathlon è entrato nella sua vita da sportivo.
Ciao, sono Roberto Ripani 49 anni, Parkinsonauta da 2. Approdo al triathlon un po’ per gioco dopo aver accompagnato mio figlio Pietro a un paio di gare nella stagione 2019, attratto da questa disciplina che riunisce i 4 elementi.
- Acqua, che ti sostiene nel nuoto
- Aria, che ti accarezza il viso in bicicletta
- Terra, che ti scorre sotto i piedi mentre corri
- Fuoco, che arde dentro per la fatica e per la gioia quando sei al traguardo.
All’inizio del 2020 faccio insieme a Pietro il certificato medico agonistico per l’iscrizione alla FITRI, la prima parte della stagione va come ben sapete.
Insieme è più facile recita il nostro hashtag, infatti io e Pietro non ci fermiamo, per quanto possibile continuiamo ad allenarci e a fine stagione siamo premiati dalla ripresa delle gare.
Decido che settembre è il mese giusto per il mio esordio nel triathlon, partecipo a Civitanova Marche e sul lago di Bracciano a due gare nella distanza sprint, 750 m. di nuoto, 20 km. in bicicletta e 5 km. di corsa.
Poi il 4 ottobre, in una splendida giornata di sole, partecipo insieme a mio figlio Pietro al triathlon sprint organizzato dalla Flipper Triathlon nell’ambito del circuito Adriatic Series a Cervia, sulla spiaggia del Fantini club, dove si svolge anche l’Ironman Italy.
Il mare era gonfio e un po’ intimoriva ma chiamava alla sfida. Uscire dall’acqua è stato più difficile che entrarvi con l’onda che ti richiamava dentro, una sfida nella sfida.
Poi giù in bici sull’asfalto, con il braccio sx che per la fatica trema più del solito sul manubrio curvo che trema un po’ anche lui, ma le gambe girano al massimo e iniziamo a scaldarci. Ecco la zona cambio, ripongo la bici nella rastrelliera e via di corsa per i due giri finali sul lungomare.
I primi sono già arrivati ma non importa, mi godo questa splendida passerella finale, anzi il bello del triathlon è anche questo, siamo tutti amici, quelli che dopo l’arrivo hanno già ripreso le loro bellissime bici con le ruote lenticolari, mentre passano vicino alle transenne ti incitano: dai che sei arrivato, forza che è l’ultimo giro e le mie gambe diventano leggere e agili. E all’arrivo, sotto il gonfiabile c’è il nostro amico Daddo che festeggia con te come con il vincitore.
Caricato dalle tre esperienze positive, decido di affrontare già alla prima stagione la distanza Olimpica e così mi iscrivo per il 18 Settembre a Porto Recanati.
Stavolta purtroppo senza mio figlio Pietro, lui è Yunior e non potrà gareggiare insieme a me come a Cervia. La giornata di gara si presenta in condizioni ideali, con un bel sole, temperatura perfetta, e mare calmo.
L’emozione mi fa tremare un po’ più del solito e una triathleta mi invita a non farlo, gli spiego che non è per il freddo o la paura e lei che aveva già capito simpaticamente insiste infondendomi una buona dose di fiducia.
In gara e decido di seguire la strategia imparata da un’amica triathleta conosciuta a Bracciano, Paola Formiconi, non pensare a tutta la gara, ma dividila in tanti piccoli traguardi, ed ogni volta che ne raggiungi uno festeggia con te stesso. Infatti partiamo e penso solo ad arrivare alla prima boa, poi solo sulla seconda, poi solo la terza, poi in bicicletta solo al primo giro, poi il secondo, poi, ops, non avendo il contachilometri sul manubrio mi regalo un giro in più.
Entro ultimo in zona cambio e riesco a completare i due giri da 5Km.
uno alla volta come per le boe. Nella corsa riesco a recuperare anche una posizione e sono penultimo.
Anche questa è fatta, il triathlon Olimpico è un grande traguardo. Il mio, con 48 km. di bike, è stato un olimpico plus, per il prossimo ho già pensato alla soluzione, un pallottoliere sulle guaine dei freni.
Sono alla mia prima stagione nel mondo del triathlon, ma ho imparato che lo sport ti cura più di ogni medicina.
Ho scoperto che rinunciare a qualche ora di sonno per uscire presto ad allenarti la mattina, quando tutto intorno ancora dorme, ti dà un’energia incredibile anche per la giornata lavorativa.
E ancora, ho capito che nuotare in mare, anche da solo quando gli ombrelloni in spiaggia non ci sono più, ti fa superare la paura di non vedere il fondo, e l’ignoto diventa un parco giochi.
Quest’avventura ancora tutta da scoprire per ora mi sta aiutando a non lasciare che Mr. Park prenda il sopravvento.
Certo, lui vive con me, ma finché posso decidere di accettare e vincere le mie sfide, significa che comando io.
T.&N.T. Tremo & Non Temo
INSIEME E’ PIU’ FACILE
Ormai è certo, i Parkinsonauti non si fanno fermare! Se nel 2020 con tutte le difficoltà che abbiamo incontrato, siamo riusciti ad andare in bicicletta da Pavia a Roma, ad allargare la squadra di triathleti e addirittura vincere delle medaglie nazionali, chissà cosa ci aspetta nel 2021.
I sogni sono tanti e bellissimi: il primo è creare la squadra sportiva di Parkinson&Sport, siamo sempre di più e tutti motivati.
Spargete la voce, lo sport è una medicina potentissima, non ha effetti collaterali, ci rende felici e come dice l’hashtag di Roberto #insiemeèpiùfacile.