LA MAGLIETTA CON I SUPERPOTERI DEL PARKINSONAUTI TEAM
Roberto Ripani , Marco, Maurizio e Roberto Russo raccontano come il team li sta aiutando a TRASFORMARE LA SFIGA IN SFIDA.
Challenge di Riccione 2022 e Giulietta &Romeo Half Marathon: due sfide che abbiamo vinto insieme, portando il messaggio del PARKINSONAUTI TEAM dal Mar Adriatico a Verona.
Un weekend di sport in gruppo che ha generato in tutti noi grande soddisfazione e creato una nuova scorta di fiducia nelle nostre capacità, che tornerà utile da subito e nel futuro per affrontare le nostre sfide.
Nello sport, come nella vita, quando, dopo mesi di preparazione, raggiungi un obiettivo, stai attivando il “Ciclo del Successo”.
I risultati determinano le tue convinzioni – Le convinzioni, i tuoi stati d’animo – Gli stati d’animo, le tue azioni – Le azioni determinano i risultati che ottieni.
Quando, tralasciando di essere ipercritico con te stesso, impari ad apprezzare ogni risultato ottenuto, e, su quello, a creare nuove convinzioni che aumentano la tua autostima, allora hai imboccato la strada che ti porterà verso il prossimo obbiettivo.
Attenzione, non sto dicendo di non mirare al miglioramento continuo delle tue capacità attraverso l’analisi degli eventuali errori, che preferisco chiamare aspetti da migliorare, ma di utilizzare il risultato positivo raggiunto come punto di partenza per una nuova sfida e gli errori come stimoli a fare meglio.
Se uno sportivo professionista entrerà in campo per una finale con l’idea di perdere, di certo non potrà accedere a tutte le sue migliori risorse e non riuscirà ad esprimere tutte le sue potenzialità.
Perchè solo quando crediamo nelle nostre risorse possiamo vincere una sfida.
Questo è quello che abbiamo fatto domenica 1 maggio, al Challenge di Riccione, io e l’amico Parkinsonauta Roberto Ripani, e gli altri Parkinsonauti, Carmela Arancio, Mariagrazia Pastori col marito Giampiero, Marco Ramelli, Roberto Russo, Daniele Bortoli, Maurizio Comandulli e Rossi Stefano, che hanno partecipato a Verona alla “Giulietta&Romeo Half Marathon.
Per ognuno di loro c’è da raccontare una storia, alcune le trovate nei siti della 1°e 2° “Bike riding for Parkinson Italy”, ma oggi voglio porre l’attenzione su chi, nel weekend scorso, credendo in se stesso, si è messo in gioco facendo qualcosa che non aveva mai fatto. Ecco i loro racconti.
ROBERTO RIPANI
Ad aprile, in uno degli incontri serali di Parkinson&Sport, Stefano parla dell’opportunità, grazie all’ospitalità degli organizzatori, di partecipare al Challenge Riccione 2022.
Una gara a cui non avevo mai pensato di iscrivermi, un triathlon Half distance, il cosiddetto Mezzo Ironman, 1,9 Km. di nuoto in mare, 90 Km. In bicicletta e 21 Km. di corsa.
Io e Stefano Ghidotti, mental coach e gran trascinatore, ne parliamo spronandoci a vicenda. Lui è più convinto di me, ha già fatto una gara come questa, io invece voglio far tacere quella vocina che da dentro mi dice: “ma una gara così lunga e faticosa, ma ad inizio stagione, ma non l’avresti mai pensato, ma…”
Ho imparato che le occasioni vanno prese al volo, anche con un po’ di pazzia, e allora ok, sfida accettata, ci iscriviamo nella categoria Partriathlon.
Siamo solo a un mese dall’evento, mi sono sempre allenato regolarmente ma questa volta l’asticella si è alzata molto. Ogni mattina, quando esco per allenarmi, puntuale torna la vocina: “hai azzardato troppo, dovevi iniziare prima la preparazione, etc etc…”
Ma ora ho le risposte giuste: “zitta un po’! siamo 1200 iscritti, possibile che siano tutti super performanti? io ci provo… e ci voglio riuscire”
Partirò con i miei soliti obiettivi gara, arrivare al traguardo:
- entro il doppio del tempo del 1° assoluto
- non ultimo assoluto
- non ultimo di categoria, la mia è M3
Arriva il weekend della gara, il sabato scopro che l’indomani a Verona un bel gruppo di Parkinsonauti si cimenterà nella mezza maratona Romeo&Giulietta.
Utilizzo questo pensiero come doping emotivo, per caricarmi durante la camminata di ritorno dalla zona cambio, verso la spiaggia dove verrà data la partenza.
Ormai ci siamo, muta cuffia occhialini, entriamo nei box per lo start, con Stefano ci scambiamo le ultime frasi di incitamento, forza vai, un pezzo alla volta, dai il meglio di te e divertiti.
Se inizio a pensare al mio impegno per affrontare tutta la gara non mi sento pronto, non ho ancora quella convinzione, mentre sono sicuro di avere i mezzi per completare le 3 distanze separatamente.
Partiti! L’acqua è parecchio fredda, sono concentrato e punto alla 1^ boa, poi la 2^ poi la 3° la 4° e l’ultima, ecco il gonfiabile, finalmente all’uscita.
Corro verso la bici, mi regalo un cambio in T1 senza fretta, manca solo il caffè. In strada c’è una bella bagarre, ma io non devo fare classifica, voglio divertirmi, pedalando più forte che posso, ma con prudenza. Il clima è ideale e porto a termine bene i 3 giri con l’ascesa a Montalbano, una salita che, ripetuta 6 volte risulta antipatica.
Faccio il T2, questa volta ci aggiungo il passaggio dal bagno, sono in gara da quasi 5 ore quando inizio a correre. Fin qui tutto bene, sono contento, il più è fatto… dai Robi ci sei!
Come pensavo i primi 11 Km scorrono bene, viaggio con un passo di 6 minuti al Km. poi le ginocchia iniziano a lamentarsi malgrado le ginocchiere, avverto dolore alle articolazioni ma penso: “Ho completato la frazione in acqua, per me la più ostica, ho pedalato bene e sono a metà della mezza maratona finale, non posso, non devo e non voglio mollare ora”.
Lungo il percorso incontro altri con la lancetta sul rosso, li immagino tutti accomunati dal mio stesso pensiero “non mollare ora”!
Per non farmi mancare nulla, a pochi km. dall’arrivo, inciampo in una transenna mal posizionata e cado, per fortuna senza gravi conseguenze, mi rialzo e mi ripeto che non posso mollare, ormai ci sono.
Mi vengono incontro prima Stefano Wosz, poi ecco Marco Lorenzi e all’ultima curva mi aspetta Stefano Ghidotti, percorriamo insieme il tappeto rosso fino al traguardo, per condividere la gioia dell’arrivo.
È fatta, ho centrato tutti 3 gli obiettivi, sono felicissimo e soddisfatto di ciò che ho fatto oggi. La volontà, la determinazione e la fiducia in me stesso mi hanno permesso di vincere anche questa sfida. Quello che sembrava un sogno irrealizzabile ora è un obiettivo raggiunto.
A sorpresa, insieme ad una coppia composta da un paratriathleta non vedente e la sua guida, siamo protagonisti della premiazioni, gli speaker Veronica e Marcello ci fanno sentire come fossimo noi i vincitori.
Le emozioni si rincorrono tra cuore e cervello, un pensiero va a Sara Rubatto che dal cielo ci ha accarezzato con il sole che ci ha scaldato in bici e la brezza a rinfrescarci durante la corsa. Libero un palloncino rosso a forma di cuore, lo guardiamo scomparire mentre ringraziamo il cielo per questa giornata perfetta, GRAZIE RICCIONE ARRIVEDERCI AL PROSSIMO ANNO.
MARCO RAMELLI
Lo scorso weekend, con l’aiuto di Roberto Russo, ho concretizzato il lavoro cominciato ad aprile, quando ho assunto la responsabilità di organizzare la partecipazione del PARKINSONAUTI TEAM ad un evento sportivo.
Stefano Ghidotti, il nostro presidente, con cui ho collaborato varie volte, era impegnato a Riccione e grazie all’esperienza maturata, sommata alla generosità disponibilità dell’organizzazione della Verona Marathon ho portato a termine l’operazione con successo.
La giornata di sabato inizia presto, da Firenze a Desenzano a prendere Robi, poi da li a Verona, ad allestire il nostro spazio per essere pronti all’apertura dell’Expo nel palazzetto dello sport.
Durante la mattinata l’affluenza è bassa, approfitto per una lunga chiacchierata con Davide, lo speaker della manifestazione, che nel pomeriggio mi intervista dandomi l’ opportunità di raccontare chi sono i PARKINSONAUTI e quali sono i nostri obiettivi. Da quest’anno quello di avvicinare più gente possibile e di raccogliere dei fondi per coprire le spese.
Nel pomeriggio, Carmela, molto più attraente di me, ci ha aiutato a distribuire i flyers che ci permettono di incontrare le persone per raccontare cosa facciamo e di chiedere supporto economico.
Questa nuova modalità di porci durante gli eventi sportivi mi ha fatto sentire il calore della gente che, incitandoci a portare avanti la nostra mission, a continuare ad inseguire i nostri sogni, ci comunicava affetto, ammirazione e stima.
Dopo 10 ore così Roberto ed io eravamo bolliti, siamo rientrati a casa sua, per ripartire l’indomani ed alle 7 essere sul posto per ricevere tutti i nostri amici, parkinsonauti e caregiver, che uno alla volta, da varie provincie stavano arrivando.
Da Crema la nostra Rock Steady box coach, Annalaura, con un suo allievo, Maurizio, all’esordio in una competizione di 10 km. Da Asiago Daniele Bortoli con la sua meravigliosa truppa, la moglie Michela ed i 3 figli. Da Varese, Maria Grazia Pastori con il marito Giampiero, da Trento era arrivata Carmela con il marito e da Piacenza Stefano Rossi.
Con noi hanno corso, anche se assenti, Angelo Gualtieri, mio compagno di triathlon, bici e corsa, fermo ai box qualche giorno, ma che presto tornerà a staccarmi in tutte e 3 queste specialità e Gianni Cantarelli fermato dal covid.
Al momento di partire mi rendo conto di aver portato i pettorali, che mi ero occupato di ritirare per tutti, ma di aver lasciato il mio a casa di Roberto.
Risolto il problema con l’aiuto dell’organizzazione, ci presentiamo tutti insieme sulla linea di partenza, per essere intervistati.
3-2-1 partenza, il nostro atleta di punta, Daniele Bortoli, parte subito con i migliori.
Io che sono un diesel, parto lento, ma finisco in crescita percorrendo gli ultimi 3 km a poco più di 6 minuti al km. e chiudendo con la mia miglior prestazione sui 10 km. in 1ora 5min e 4 secondi.
Daniele in 43 minuti e Maurizio in poco più di 50 sono i più veloci, ma un grande applauso va fatto a Roberto che, scortato dall’atleta, caregiver e amica Annalaura Maurin, ha chiuso in 59 min e 40 sec.
Al contrario di me e Roberto, lei all’arrivo era uguale alla partenza, come la bionica Mariagrazia che con il marito Giampiero e Carmela Arancio, hanno danzato lungo le vie di Verona, sempre bella ed affascinante.
All’arrivo è il momento di feste, abbracci sorrisi, poi tutti a mangiare insieme, prima di riprendere la via verso casa. Io faccio tutto il viaggio con il pieno di gioia ed orgoglio, sono stato bravo, è andato tutto bene, anche questa volta il Parkinson NON HA FERMATO i Parkinsonauti alla riscossa.
MAURIZIO COMANDULLI
Mi chiamo Maurizio. Nel 2015 all’età di 45 anni mi è stata diagnosticata la malattia di Parkinson, della quale fino a quel momento sapevo poco o nulla, comprendendone la gravità solo dopo una visita neurologica. Da quel preciso istante, nonostante non vi fossero ancora segni evidenti, ho cominciato ad isolarmi, declinando ogni invito degli amici con le scuse più svariate, per paura che potessero notare qualche tremore o altri sintomi propri della malattia.
Per più di un anno, non ho fatto visite neurologiche di controllo per non sentire la parola Parkinson, arrivando fino al “fai da te” autosomministrandomi la terapia farmacologica, causando inevitabilmente, in poco tempo, un veloce declino generale.
A quel punto, guardando come stavano andando le cose, mi sono dato una scossa e ho deciso che dovevo riprendere in mano la mia vita, è stato bello scoprire che in questo non sarei stato da solo.
Ho trovato un mondo di associazioni e di persone che mi stanno aiutando ad affrontare e, in primo luogo, ad accettare la malattia.
Ho ricominciato ad uscire in bicicletta con un gruppo di cicloamatori della mia zona, ho scoperto il corso di boxe senza contatto, creato dalla Rock Steady Boxe coach, Annalaura Maurin proposto dall’Ass. La Tartaruga di Crema.
Questo mi ha permesso di rientrate nel mondo dello sport e di partecipare a diverse iniziative non solo in bicicletta ma anche di corsa.
Domenica 1 maggio, inaspettatamente, sono stato invitato da Annalaura a partecipare ad una 10 km. a Verona. Non una sgambata tra amici, ma una vera corsa, anche se tecnicamente non competitiva, molto partecipata. In vita mia non avevo mai visto tante persone correre insieme, e trovarmici coinvolto è stata un’emozione molto forte, che non mi aspettavo.
È stata l’occasione per conoscere e correre insieme ai ragazzi del PARKINSONAUTI TEAM di Parkinson&Sport, indossando la loro maglietta con scritto sul petto “NON CI FERMERAI” e sulla schiena “DOPAMINE HERO“.
Allo Start ero così carico che appena hanno dato il via sono partito lasciando tutto il gruppo alle mie spalle. Mi sentivo molto bene, ad un tratto, ho realizzato, che stavo superando senza fatica tanti partecipanti.
Ad ogni sorpasso mi sentivo sempre più forte ed orgoglioso della maglietta che indossavo e del messaggio che portava. Non mi ero mai sentito così fiero! In un attimo ero all’arrivo, emozionato e senza fatica.
Ero felice, e, alla gioia, si aggiungeva la sorpresa quando, seduti a pranzo insieme, leggendo i tempi ufficiali delle nostre prestazioni, tutti mi facevano i complimenti. Mi dicevano che, pur essendo alla mia prima esperienza, ero andato veramente forte.
Queste intense emozioni, sono rimaste con me, vivide, fino a notte tarda e ancora oggi ripensandoci non mi capacito della gioia che ho provato.
Sarà stata la maglietta con i superpoteri, sarà che il gruppo dei PARKINSONAUTI è una potente fonte di energia, ma domenica ho imparato che: accettando di fare qualcosa che non avevo mai fatto, ho scoperto risorse che non avevo mai pensato di avere.
Ora non vedo l’ora di rimettermi la maglietta, per correre ancora e tornare sentire quelle sensazioni che hanno generato in me la nuova convinzione che, come sta scritto sulla maglietta, “NON CI FERMERAI”
ROBERTO RUSSO
C’ero anche io questa volta, non come visitatore ma come partecipante alla corsa non competitiva “15° Monument 10 K Special Edition Giulietta&Romeo” che si è svolta a Verona il 1° Maggio 2022.
Per me è stata la prima partecipazione a una vera corsa. È stato emozionante per me vedere alla partenza tutti i partecipanti, e questa volta non essere all’esterno delle transenne, ma immerso nell’ immenso fiume colorato di corridori che a breve sarebbero partiti.
Al via il mio cuore batteva a mille, i pensieri nella mia testa erano tanti, pensavo a me, malato di Parkinson, pronto a scattare insieme a corridori dilettanti, ma anche a tanti professionisti, pensavo che potevo essere orgoglioso di me.
Allo stesso tempo avevo paura di non arrivare alla fine, di incappare in una caduta, o di non essere all’altezza. Allo sparo del via, ho smesso di pensare e, accompagnato dalla mia amica Annalaura e dalle sue indicazioni, iniziando a correre, sono partito per affrontare questa eccitante avventura, che preparavo da mesi.
Il percorso era meraviglioso, accompagnati dagli applausi del pubblico, siamo passati dall’Arena e attraverso tutto il centro di Verona.
Con un po’ di sudore e fatica, ma tanta felicità, sono arrivato alla fine della corsa, il traguardo era all’interno dello stadio Bentegodi, dove ho ricevuto la mia prima medaglia, che conserverò con tanto orgoglio.
Qualcuno di voi leggendo questo mio commento si chiederà perché faccio tutto questo. Lo faccio perché il movimento e lo Sport sono, oltre ai farmaci, fondamentali nella lotta contro la malattia di Parkinson.
Mi aiutano a sentirmi felice, fisicamente mi portano dei grandi benefici, ma soprattutto mi fanno sentire di fare di poter fare le stesse cose che fanno tutti gli altri.
LA MIA GARA
La mia gara è andata benissimo, sono molto felice e soddisfatto.
Ho lavorato impegnandomi ogni giorno per raggiungere questi obiettivi, anche quando ero stanco e le cose non sembravano girare per il verso giusto.
Ho creduto in me e in quello che stavo facendo, spesso immaginando questi risultati.
Oggi che i risultati sono arrivati, leggendo i racconti dei PARKINSONAUTI e guardando le immagini delle nostre imprese, sono orgoglioso e fiero di quanto stiamo costruendo insieme.
I successi di giornate come quella che vi ho appena raccontato, mi caricano di nuove potenti convinzioni, che mi danno l’energia per compiere nuove azioni che coinvolgeranno nuovi amici e insieme potremo continuare ad urlare con tutta la nostra energia “NON CI FERMERAI”
Questo è il mio Challenge, la mia sfida, questa è la mia gara: Accompagnare, aiutandoli e motivandoli, più amici possibile a scoprire le loro grandi potenzialità, che potranno utilizzare per attivare il loro personale “CICLO DEL SUCCESSO”